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Per Aspera Ad Veritatem n.23
Discorso giuridico e repertorio lessicale del diritto penale di common law

Girolamo Tessuto - Giappichelli Editore, Torino, 2001



Il volume del Prof. Tessuto consta di due parti: un'ampia introduzione, che l'Autore ha premesso all'intera opera, intitolata Discorso giuridico, che ne costituisce la sistematizzazione teorica; una seconda parte, Repertorio lessicale, glossario ragionato del lessico penale di common law.
Il common law è sempre stato un “diritto giudiziario” (case-law), cioè un sistema di diritto a base giurisprudenziale. “Diritto in azione”, secondo una formula dei giuristi inglesi nel senso che le sue formulazioni non si trovano in un testo emanato da un legislatore, ma nelle decisioni rese dai giudici, aventi carattere vincolante in relazione a successivi casi analoghi.
è del tutto comprensibile che il common law, essendo basato sui precedenti giudiziali, si sia sviluppato nella pratica applicazione del diritto, mai promulgato in toto come un sistema completo di norme.
Negli ultimi decenni, tuttavia, il diritto inglese è stato interessato da un graduale processo di codificazione su larga scala, che ne sta determinando la trasformazione da sistema essenzialmente di “diritto non scritto” in un sistema di diritto scritto o legislativo, con correlativa riduzione dell'autorità di fonte normativa delle decisioni giudiziali.
In particolare nel settore penale, molte disposizioni normative di fonte legislativa si sono sovrapposte al diritto comune più antico, anche se per una gran parte il diritto rimane di origine non legislativa.
Il risultato è un coacervo dell'antico diritto comune e di leggi vecchie e nuove, che convivono con un certo numero di Testi Unici. Un insieme, in altre parole, in cui non è sempre agevole orientarsi, tenuto anche conto della profonda differenza con la nostra tradizione giuridica che non annovera la casistica giurisprudenziale tra le fonti del diritto.
Il lavoro del Prof. Tessuto costituisce allora un indispensabile strumento di conoscenza, anche se sotto il profilo preminentemente linguistico, di questa realtà in continuo divenire. Esso offre il necessario supporto per comprendere il tema dei rapporti tra gli universi, diversi ma interdipendenti, della lingua e del diritto, con specifico riguardo all'esperienza giuridica di common law nel settore penale. Ma c'è di più.
La monografia rappresenta anche un ausilio molto significativo per lo studio dell'inglese giuridico, fondamentale per la formazione professionale in ambito linguistico e come tale funzionale ad un'imprescindibile esigenza di internazionalizzazione delle professioni legali.
Da linguista e con esperienza didattica e impegno scientifico, l'Autore si cala infatti nelle complesse strutture del linguaggio giuridico inglese, prestando attenzione, in particolar modo, ai significati e ai contenuti che il loro uso implica a livello della comunicazione specialistica.
La ricerca svolta dall'Autore utilizza uno strumentario a cavallo tra lingua e diritto, in una dimensione puramente pragmatica, nella maturata consapevolezza che l'approccio esclusivamente linguistico non ha senso nella linguistica comparata. In tal modo l'Autore ci propone una solida impostazione teorica, resa efficace da una conoscenza approfondita dei nessi tra lingua e diritto. Lo sforzo costante, insomma, è quello di leggere l'espressione linguistica utilizzata per esprimere un concetto giuridico nel contesto dei documenti giuridici che la contengono, siano essi di origine giurisprudenziale, dottrinale o legislativa, con una ricca esemplificazione del loro uso. Da segnalare, come esempio, la vasta locuzione latina di mens rea che, configurandosi come nei rispettivi istituti italiani in una varietà di parole e concetti, ciascuno dei quali con le sue proprietà essenziali e perciò con il rispettivo grado di similitudine, di equivalenza o di non equivalenza, determina un intreccio di significati: la nozione di volontarietà del fatto, la 'intention', viene stratificata a sua volta nelle nozioni di 'basic intent', 'specific intent', 'oblique intent' e 'ulterior intent'. In conclusione, ciò che emerge nell'opera è un'analisi dell'ordinamento del linguaggio penalistico inteso come discorso e lessico che investe più ambiti disciplinari: la pragmatica, l'ermeneutica, la semantica, la filosofia del linguaggio, la filosofia del diritto, la linguistica e le applicazioni terminologiche. Questi ambiti, affrontati secondo un approccio descrittivo, consentono al lettore della materia penale di comprendere il tema dei rapporti tra l'universo della lingua e del diritto e il relativo significato del termine rappresentato nell'esperienza giuridica di common law.



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